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Sguardo fiero, mente pronta ed eloquio tagliente, Annibale in Galleria Arcuti Fine Art

Annibale Barca, figlio del miglior generale di Cartagine, Amilcare Barca soprannominato Barak (Il Fulmine), è senza dubbio uno dei più grandi nemici dell’antica Roma. Nato nel 247 avanti Cristo nella città di Cartagine, durante la prima guerra punica, in cui Cartagine è sconfitta, Annibale è ancora un bambino e viene educato all’odio nei confronti dell’avversario più temibile, Roma.
Nel 218 AC Annibale, parte dalla Spagna, attraversa le Alpi con 30 mila fanti, cavalieri e 37 elefanti e sorprende l’esercito romano durante la seconda guerra punica. Il risultato, dopo una marcia di più 1000 chilometri, è la devastante sconfitta di Roma in quattro battaglie: sul Ticino (218 a.C.), sul Trebbia (218 a.C.) e poi, giunto nell’Italia centrale, sul Lago Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (217 a.C.).

Sai come Annibale riuscì a valicare le Alpi?

Nonostante le cronache di battaglia resta ancora un mistero il tragitto percorso dall’esercito cartaginese per attraversare l’arco alpino. L’enigma pare sia stato svelato dai ricercatori di una collaborazione internazionale tra la Queen’s University di Belfast, nel Regno Unito, e la York University di Toronto, in Canada.
L’indizio determinante? Dei resti di sterco.
Nell’articolo della rivista “Archeometry” di Bill Mahaney viene riportato che i ricercatori hanno scoperto una traccia di escrementi animali ad una profondità di circa un metro al Col de la Traversette, un passo a 3000 metri di quota nei pressi del Monviso. I resti sono in quantità tali da essere compatibili con il passaggio dell’esercito di Annibale, che contava, oltre agli elefanti, anche 15 mila cavalli e muli. Ulteriori analisi chimiche ambientali e di genetica microbiologica confermano la tesi. La datazione al radiocarbonio fa risalire a circa 2186 anni fa, cioè proprio al 218 a.C., anno in cui iniziò la seconda guerra punica.

Tancredi Pozzi
(Milano 1864 – Torino 1924)
Busto in marmo raffigurante Annibale
Poggiante su base di Bardiglio
Firmato e datato Tancredi Pozzi – 1886