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Donne impossibili da dimenticare, donne che ti catturano in una rete d’oro: Mattarte presenta l’Allegoria della Giustizia” di Cesare Dandini

La posizione di primo piano rivestita dal Dandini tra i pittori operanti a Firenze alla metà del Seicento è testimoniata, oltre che nelle fonti antiche, dai resoconti dell’ormai celebre processo Galli Tassi del 1656, nel quale fu effettuato una sorta di sondaggio d’opinione per stabilire chi fossero le figure di rilievo nei vari settori artistici.

Il primato nel campo della pittura spettò incondizionatamente a Cesare Dandini.

Collocabile alla metà degli anni Trenta, ovvero nel momento del passaggio all’interno del percorso artistico dandiniano dalla fase “bronzea” a quella “lunare”, il nostro dipinto raffigura un’elegantissima “Allegoria della Giustizia”.

L’opera, ricca di fascino e di erudite formule interpretative, presenta un’avvenente figura muliebre, personificazione allegorica della Giustizia, effigiata con i suoi simboli iconografici: un libro, un’alzata d’argento contenente una bilancia e un cuore, attributi di saggezza, imparzialità, verità e rettitudine.

Tra le opere del Maestro un discorso a parte deve essere fatto per le donne, come in modo mirabile ci descrive il Prof. Antonio Paolucci nel 1996, in veste di Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, nella prefazione alla monografia di Sandro Bellesi su Cesare Dandini: Le donne del Seicento, così come le vediamo nella pittura di Pietro da Cortona e Luca Giordano, sono creature sorridenti e amabili.
Non così le donne di Cesare Dandini. Ti osservano con sguardi languidi e capziosi, labbra dischiuse di rosso cinabro con tocchi di rosa. Bagliori di vitrea purezza come di porcellana hanno le loro carni scoperte.

Sono le donne che non ti si concederanno mai, quelle di Cesare Dandini.

La loro è una sensualità tutta di testa, cuore freddo e pensieri affilati come spade, tortuosi tuttavia come labirinti. Eppure sono donne impossibili da dimenticare, donne che ti catturano in una rete d’oro di inestricabili suggestioni.

Bisognerà aspettare le maliarde di Gustave Moreau oppure le “reginae cordium” di Dante Gabriel Rossetti, per ritrovare immagini femminili altrettanto intriganti.

Mattarte ti aspetta dall’8 al 16 febbraio a Modenantiquaria 2025.

CESARE DANDINI
Allegoria della Giustizia
Dipinto a olio su tela