

Guglielmo Ciardi studente di Domenico Bresolin all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 1868, decide di ritrarre a differenza degli altri pittori del tempo, una zona trascurata e spoglia di Venezia, il Canale della Giudecca. Inconsapevolmente sancisce l’inizio di una vera rivoluzione.
Nello stesso anno terminata l’accademia e si reca per un corso di formazione in centro Italia. Occasione unica per andare a Firenze, la capitale della nuova avanguardia, città di riferimento per gli artisti italiani che al Caffè Michelangelo stavano riscrivendo la storia dell’arte, distaccandosi dal passato e dai dettami dell’Accademia della Crusca, la pittura si rivolge ora alla quotidianità, alla vita mondana, alle persone.
Ciardi a Firenze conosce il critico Diego Martelli e incontra Telemaco Signorini e i macchiaioli toscani. La pittura di Ciardi viene influenzata dalla “macchia” e da una pittura finalmente libera e fluida che parla di emozioni quotidiane. La scuola di Barbizon si fonde con le forme e lo stile del Caffè Michelangelo.
Ciardi espone in numerosissime Mostre e riceve la medaglia d’oro sia all’Esposizione di Nizza e a quella internazionale di Berlino nel 1886 per il suo capolavoro “Messidoro”. Alla esposizione artistica di Venezia del 1887 il “Messidoro“ resta ancora il miglior quadro di paesaggio.
Nel dipinto “Pescatori sulla secca” ritroviamo nel paesaggio veneziano, così come in tantissime altre sue opere, la presenza di persone, sempre raffigurate in piccolo al lavoro, la quotidianità. Le persone sono figure attive dell’opera e non figure accessorie che danno un senso al quadro. Il soggetto dell’opera non è solo la laguna ma bensì la laguna popolata dalla sua gente in cui tutto risulta in armonia con il paesaggio. La laguna diventa un luogo di vita e di lavoro.
Guglielmo Ciardi
(1842 -1917)
Pescatori sulla secca
olio su tela cm 53 x 86