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MEARINI FINE ART per SCULPTURA 2023: Crocifisso in legno di ontano del 1490!

Dopo il successo dello scorso anno, SCULPTURA, Capolavori italiani dal XIII al XX secolo, consolida il proprio obiettivo di appuntamento annuale irrinunciabile per collezionisti ed appassionati del settore. Il quadro unico di Modenantiquaria, manifestazione di riferimento ed eccellenza per l’Alto Antiquariato, si offre come contesto perfetto ad un progetto che mancava, dove l’eccezionale risveglio di interesse verso la scultura non rimarrà deluso.
MEARINI FINE ART PROTAGONISTA edizione 2023 e lo splendido Crocifisso in legno di ontano, simbolo così discusso negli ultimi anni.

Natalia Ginzburg, scrittrice: “IL CROCIFISSO è l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo ‘prima di Cristo’ e ‘dopo Cristo’. Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto ‘ama il prossimo come te stesso’. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo (Natalia Ginzburg, Quella croce rappresenta tutti, “l’Unità”, 22 marzo 1988, consultato in “2reggionet.it”).
L’importanza culturale della figura storica di Gesù Cristo supera i confini del cattolicesimo: egli è per tutti (credenti e non) un personaggio storico, morto dopo per aver predicato un messaggio di amore e tolleranza. Molte religioni, pur non riconoscendolo come unigenito figlio di Dio, lo riconoscono come profeta.

Claudio Magris: un’immagine che non può nuocere a nessuno

Anche Claudio Magris, editorialista e scrittore del “Corriere della Sera”, si è espresso in favore del crocifisso, considerato da parte sua l’immagine della sofferenza che non può nuocere a nessuno: “Quella figura rappresenta per alcuni ciò che rappresentava per Dostoevskij, il figlio di Dio morto per gli uomini; come tale non offende nessuno, purché ovviamente non si voglia inculcare a forza o subdolamente questa fede a chi non la condivide. Per altri, per molti, potenzialmente per tutti, esso rappresenta ciò che esso rappresentava per Tolstoj o per Gandhi, che non credevano alla sua divinità ma lo consideravano un simbolo, un volto universale dell’umanità, della sofferenza e della carità che la riscatta”. Per Magris “quell’uomo in croce che ha proferito il rivoluzionario discorso delle Beatitudini non può essere cancellato dalla coscienza, neanche da quella di chi non lo crede figlio di Dio” (Claudio Magris, Il crocifisso, simbolo di sofferenza che non può offendere nessuno, “corriere.it”, 7 novembre 2009).
In favore di questa tesi si sono espressi anche personalità non cristiane, come ad esempio il Dalai Lama, massima autorità del buddhismo, che si è dichiarato favorevole alla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici italiani: “È di fondamentale importanza mantenere le proprie tradizioni e l’Italia ha un retroterra cristiano e cattolico” (come riportato nell’articolo di Massimo Zambelli, Dalai Lama e Crocifisso, “orarel.com”, 19 novembre 2009).

Scultore veneziano
Crocifisso

1490 ca
legno di ontano, cm 115 × 92 × 16
(recto e verso scavati a guscio e giustapposti per ricomporre la figura)
Studio critico Prof. Serenella Castri