News

Per la III Edizione di Sculptura si parte alla grande con un capolavoro di grande prestigio di Bruno Botticelli, Presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia. «Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza»!

Il putto inginocchiato offre a noi il suo pianto, che va letto come la più primordiale delle risposte alla scoperta dell’ineluttabilità del comune destino umano, cioè la sua transitorietà materiale.

Un sentimento doloroso che ha nella presenza del teschio – su cui il nostro fanciullo appoggia la mano destra e che stringe a sé mediante il manto che in parte lo veste – la sua causa prima. Il cranio, privo della mandibola e con gli incisivi e canini dell’arcata dentaria superiore assenti, è sistemato sopra un volume chiuso.
Il volto del putto è caratterizzato da una mimica facciale iper-espressiva dal forte risalto chiaroscurale. Insomma, siamo dinanzi alla viva reazione dell’uno sulla silenziosa e perenne impassibilità dell’altro.

Scolpita in un solo blocco di marmo di Carrara, “Il Putto con il teschio e libro” richiama, come si è già anticipato, il tema della Vanità, vale a dire uno dei concetti più cari alla cultura europea seicentesca.

Fu in quel secolo che questo particolare soggetto ebbe uno dei suoi momenti di maggiore ‘fortuna’ e, per così dire, ‘successo’, arrivando a conoscere un vero e proprio sviluppo iconografico non paragonabile a quello dei periodi precedenti, incluso il Cinquecento. Con esso, con la sua rappresentazione, si tentava di «superare il trauma della mortalità» prendendo coscienza di sé e della propria finitudine.

Se da un lato era necessario «meditare la morte, sconfiggere il richiamo ai beni mondani, essendo le cose terrene “pitture di nuvole nell’apparire sparite, farine impastate di privazioni, bugie colorite di verisimili, spiriti volatili nell’essere, non fissi nel durare, ombre”», dall’altro, invece, la vanitas – con l’implicito richiamo al biblico: «Vanitas vanitatum et omnia vanitas» – portava l’uomo a esasperare all’eccesso l’essenza del significato del carpe diem oraziano, di quel «Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza» cantato da Lorenzo il Magnifico nel suo Il trionfo di Bacco e Arianna del 1490. Cogliere il momento, quindi. Dare spazio ai sensi, alla ricerca del piacere e del godere; all’appagamento immediato, dunque, del desiderio, carnale o intellettuale che fosse.

BOTTICELLI ANTICHITA’ TI ASPETTA A MODENANTIQUARIA 2024, per dare spazio ai sensi, per vivere appieno la BELLEZZA dell’Arte che appaga anima e intelletto!

BRUNO BOTTICELLI SI RICONFERMA QUESTO ANNO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ANTIQUARI D’ITALIA!

GIOVANNI COMIN
Putto con teschio e libro (Allegoria della Vanità)
Ultimo quarto del XVII secolo (ante 1695)
Marmo di Carrara